Trame Déco in mostra

E’ una fitta rete di richiami quella che lega le mostre di Forlì, Faenza e Castrocaro per poi terminare con l’ormai conclusa esposizione sulla dinastia Cadorin al Palazzo Fortuny di Venezia: vetri, tessuti e suppellettili nei materiali più diversi ad esprimere i diversi aspetti del gusto di un’epoca.
Tra gli oggetti esposti tantinssimi quelli in ceramica alle firm più prestigiose. Sono perlopiù faentini gli autori che costituiscono il nocciolo della mostra al MIC perchè faentini, appunto, furono i protagonisti delle tre Biennali Internazionali delle arti decoarative che dal 1923 al ’27 rappresentarono l’eccellenza italiana. E non solo nel territorio nazionale, se il Corteo orientale di Bucci presentato in mostra vinse la Medaglia d’argento all’Esposizione internazionale di arti decorative di Parigi nel 1927, premio che ribadisce il Grand Prix alla carriera attirbuito a Galileo Chini nel ’25.
A Faenza come a Forlì lo sguardo si allarga poi dalla produzione faentina agli altri centri italiani ed europei con esemplari che superano l’oggetto d’uso per arrivare a veri e propri capolavori di notevoli dimensioni, con un innovativo trattamento della superfiei e inusitata inventiva delle forme, a partire dagli esempi più precoci, come le fioriere delle terme Borsieri di Salsomaggiore firmate da Chini, fino alle manifatture viennesi.
Le mostre visitabile presentano i tratti distintivi di una produizione che, partendo dalle esuberanze Liberty, semplificò via via le sue forme per arrivare a quelle rigorose e linerari più in linea con la produzione in serie. Una produzione in cui rimangono però esuberanti ballerine e maschere, animali esotici e androgini gigolò a popolare carte e ceramiche in un entativo di allargare lo sgurado oltre i confini nazionali e nel tentativo di risalzarsi dpo la devastante esperienza del primo conflitto mondiale.

Testo: Domenico Iaracà

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