Da Grottaglie di Taranto ad Otranto e a Cutrofiano, la Puglia si conferma, anche per l’estate 2020, una terra a forte vocazione ceramica. Pur non pretendendo di essere esaustivi con queste poche righe e con il resoconto del soggiorno in questa ragione, crediamo che gli esempi presentati diano prova tangibile della creatività di questa terra anche nella promozione della ceramica contemporanea, pur non dimenticando, anzi esaltando, i forti legami con la millenaria tradizione locale. Prescindendo quindi da un ipotetico percorso da nord a sud ci piace partire con la citazione della mostra curata dal gruppo CIJARU all’interno della torre matta di Otranto. Qui il concorso di Davide De Notarpietro e Francesco Scasciamacchia, un archeologo e un curatore di arte contemporanea, ha portato all’allestimento di una suggestiva esposizione che rivisita i punti salienti di un territorio e della sua storia, partendo dalle radici preistoriche dell’area. Il tutto è reinterpretato con installazioni site-specific frutto di una residenza in queste terre di MDR, ovvero Maria Domenica Rapicavoli, artista di origini siciliane, ma ormai di stanza a New York.

Maria D. Rapicavoli, Nessi ancestrali (dettaglio), 2020; cartapesta, fili di nylon e fonte luminosa; dimensioni variabili; courtesy: l’artista; foto: Raffaele Puce
Sono per l’appunto i graffiti preistorici di grotte del territorio che acquistano tridimensionalità e, nella cartapesta della tradizione locale, diventano componenti di una sorta di “mobile”, un’installazione aerea appesa alle volte buie della fortificazione rinascimentale. Da simboli sciamanici proiettati sul pavimento della fortificazione, fino al cumulo di bauxite delle cave del territorio, esposto nella sala adiacente, la mostra è un percorso dedicato alle tipicità del territorio, percorso dal quale la ceramica non poteva essere esclusa, visto il radicamento millenario di produzione e commercio. Esteticamente curata e contenutisticamente pregevole, un’installazione nel piano più basso della torre è composta da decine di contenitori in terracotta, smaltati internamente, di dimensioni notevoli.

MDR, Fuoco 2020; terra di bauxite; diametro 3.50mx1.60cm; courtesy: l’artista; foto: Raffaele Puce
Un elemento che dona all’installazione valore aggiunto dal punto di vista contenutistico, oltre che cromatico, è l’acqua del mare prospiciente. Centinaia di litri di acqua marina riempiono questi contenitori per poi tornare, a mostra finita, nel mare stesso da cui sono stati prelevati. Orizzonte paesaggistico e porta di accesso da terre e verso terre che si affacciano sullo stesso bacino, il mare è stato fonte di ricchezza economica e scambio culturale di questa città è di gran parte del territorio circostante. Come già accennato, la sinergia di competenze professionali apparentemente lontani, come quelle dell’archeologia e dell’arte contemporanea, trovano in questa mostra esemplificazione di come invece un intervento che accomuni lo sguardo al passato per guardare lontano sia contenutisticamente significativo oltre ad essere esteticamente gradevole.


MDR, I due mari, 2020 (veduta parziale dell’installazione); 35 vasi di terracotta smaltata lavorata a mano e acqua marina; dimensioni variabili; courtesy: l’artista; foto: Raffaele Puce
Dopo aver citato soltanto il piccolo coperchio di manifattura turca scelto come logo del Museo Civico di Muro Leccese, scendiamo ancora a sud per arrivare a Cutrofiano e ad un’altra tappa di Grand Tour alla scoperta della ceramica classica italiana. Dopo aver ha toccato numerose città aderenti ad AICC, l’Associazione Italiana Città della Ceramica, l’esposizione arriva pure nella città pugliese, introdotta da Elena Agosti, conservatore del Museo Civico della Ceramica di Nove . Si tratta di una mostra itinerante dedicata alla vitalità della tradizione artigianale di centri e manifatture che tengono in vita competenze millenarie nel settore della ceramica.


Come hanno avuto modo di ricordare Jean Blanchaert e Viola Emaldi nella presentazione della Mostra, dall’arcaico al tardo medioevo, dal Rinascimento al Settecento, dal neoclassico al Liberty al Decò fino alla recente influsso del design, l’Italia è raccontata dalla ceramica nei diversi modi in cui questa può essere lavorata e decorata. E questa mostra itinerante ha indubbiamente il pregio di riunire, quasi in un unico museo ideale, uno spaccato di questa estesissima produzione, dalla riproduzione in stile di buccheri etruschi fino a rielaborazioni di ceramiche novecentesche accostabili, per qualche verso, alla produzione della manifattura Chini.

Oltre a questi esempi, ricordiamo ancora il concorso della ceramica di Grottaglie di Taranto e le mostre ad esso collegate a cui dedicheremo spazio in un prossimo articolo.
A cura di Domenico Iaracà.
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