Non è semplice dar conto di tutte le manifestazioni della Settimana del contemporanea tenutasi a Faenza dal 5 al 14 ottobre 2018: si è passati dalla musica a performance teatrali , dalla danza a, come immaginabile, molte iniziative dedicate alla ceramica.
Centro propulsore e catalizzatore di energie e stimoli, Faenza finisce per irradiare la sua capacità attrattiva ben oltre i confini cittadini. Non a caso partiamo dalla mostra Faïence. Viaggio nella ceramica di Faenza curata dall’Ente Ceramica Faenza nella città di Casola Valsenio: una selezione di opere ceramiche di artisti che gravitano intorno alla città presenta riproposizioni di ceramiche tradizionali e, a fianco a queste, realizzazioni innovative. Tra i diversi artisti presenti ne ricordiamo non casualmente tre: Elvira Keller Fiorenza Pancino e Noriko Yamauchi. La scelta come detto non è casuale ma è dettata dalla provenienza e dall’origine non faentina delle ceramiste citate a riprova della capacità della città di attrarre stabilmente menti ed energie da luoghi diversi, se non addirittura lontanissimi.

opera di: Elvira Keller

Immagine dell’installazione di Fiorenza Pancino da cui proviene l’opera in mostra a Casola Valsenio

Vaso di Noriko YAMAGUCHI
Risulta quindi spontaneo passare a parlare immediatamente dalla mostra di fine residenza ospitata presso il Museo Carlo Zauli. A festeggiare un pluriennale scambio tra la città e le eccellenze ceramiche giapponesi, il museo ospita opere di fine residenza del giovane Akio Niisato: le trasparenze delle porcellane si alternano a piccole stele che dialogano con quelle monumentali del maestro faentino presenti nella stessa stanza dei forni che ospita la mostra.

Akio Niisato ph Eleonora Schianchi
Niisato è poi parte della collettiva ospitata alla Galleria Comunale d’Arte che celebra l’Ottobre Giapponese: un legane ormai pluriennale tra due eccellenze mondiali della ceramica in una mostra che presenta Maestri di età differente. Differente è pure l’approccio al medium espressivo, invariata la perizia tecnica come si evince ance dai pochi scatti fotografici che seguono.

Kyosuke HAYASHI, Yohen, tea bowl, 2018 Gres

Nami TAKAHASHI, Fruit, 2017 porcellana
In un blog dedicato alla ceramica contemporanea italiana non possiamo che dedicare il fuoco della nostra attenzione alla mostra Alessandro Roma. Vertigo. Walking on the edge of the tone. Curata da Irene Biolchini, la mostra ospitata al MIC presenta il frutto del lavoro condotto dall’artista nei laboratori didattici del museo legati al nome di Munari. Stoffe e sculture in ceramica danno traccia del tentativo di Roma di riordinare il mondo: come lui stesso ha dichiarato in occasione della presentazione del catalogo della sua produzione recente, il suo approccio parte da tessuti già colorati così come da sculture già tornite su cui lui poi interviene decostruendo e ricomponendo in un tentativo di mettere ordine. Ma se nelle tela l’intervento con la candeggina sottrae fino ad un limite deciso dall’artista, la plasticità dell’argilla sembra metterlo dinanzi ad un processo potenzialmente illimitato, a riprova della specificità di ciascun medium espressivo scelto di volta in volta.
Foglie di una vegetazione lussureggiante transitano dalle stoffe alle sculture, dalle palme del giardino oltre i vetri al mazzo di foglie secche poco lontano e che giustamente compare nella copertina del catalogo: è un riconcorrersi tra realtà e mimesi artistica riassunto sinteticamente da Claudia Casali, direttrice del MIC, con il termine di sinestesia.
È pittura che, passando dalle tele alla ceramica, si fa tridimensionale, è pittura ciò che anima il vortice circolare dell’esposizione. La forma stessa dell’allestimento sembra voler negare un percorso univoca tra un davanti e dietro, un prima e un dopo in quello che la curatrice Irene Biolchini vede come una possibile concretizzazione dell’interferenza tra il tempo lineare e circolare teorizzata a suo tempo da Mircea Eliade.
Il piano interrato del MIC si presenta come un labirinto di tele sospese e sculture in ceramica che compaiono tra di queste. La luce dello spazio rende vivide opere che sul cromatismo giocano molto del loro effetto in una vertigine al confine del colore.

Alessandro Roma, Untitled, ceramica, 2017, 61 h x 30 cm D. max, courtesy Artist

Alessandro Roma, Untitled, ceramica, 2017, 51 h x 27 cm D. max., courtesy Artist

Alessandro Roma, Forms in transition, 2018, colour, bleach on cotton, 210×276 cm, courtesy Artist Ph Matteo Zarbo, Courtesy Artista
Alessandro Roma
Testo a cura di Domenico Iaracà
Contemporary Italian Ceramic – CiC è il primo blog di ceramica diffuso, con uno sguardo alle tradizioni ma sopratutto alle nuove correnti artistiche del panorama Italiano e non. www.contemporaryitalianceramic.com